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La trasformazione


di Membro VIP di Annunci69.it ToroRm2020
22.05.2021    |    15.355    |    10 9.7
"«Mettiti supino» disse, in modo piuttosto perentorio..."
Una volta il mio nome era Marco, e anche adesso, per la maggior parte del tempo, è così che tutti mi chiamano, ma solo perché nessuno è in grado di vedere sotto la maschera che da anni indosso ogni giorno.
Dentro di me sono Erika, Erica la trav, Erika la troia, e questa è la mia storia.

Era una caldissima notte di fine maggio e le cicale frinivano frenetiche fuori dalla finestra. Il loro canto ogni tanto si interrompeva di colpo, seguendo regole misteriose, e non tirava un filo di vento. Incapace di prendere sonno nonostante la stanchezza, dopo aver mandato giù tre bicchieri d’acqua gelata, accesi il PC ed entrai in una chat erotica che frequentavo da tempo, più per passare il tempo che nella speranza di combinare un incontro.
La chiamavo “vorrei ma non posso”, perché nella maggior parte dei casi incontravo persone virtuali che poco o niente avevano a che fare con quelle dall’altra parte dello schermo.
Chattavo indifferentemente con donne e uomini, parlando di sesso, per lo più.
Cosa mi faresti? Me lo dai? Che bel cazzo! Mmmmm…
In genere era quello il tenore delle conversazioni, che dopo un po’ mi annoiavano spingendomi a chiudere. Quella sera, invece, attirato dal nome, diverso dai soliti fregnaspanata88 e vogliocazzoora che andavano per la maggiore, iniziai una chat con una certa Veruska.
Cominciammo a chiacchierare di un po’ di tutto, di libri, di vacanze, delle nostre vite, lasciando da parte l’unico argomento che ci aveva portato lì, il sesso. Quando ci salutammo, quella prima sera, mi accorsi che avevamo parlato per quasi due ore.
La sera successiva la cercai, quella ancora dopo lo stesso, finché il nostro divenne un appuntamento fisso che entrambi aspettavamo con impazienza. Quando non la trovavo in chat, cosa che succedeva di rado, il senso di vuoto che provavo era terribile.
A poco a poco scoprii che il suo vero nome era Federica, che viveva ad alcune centinaia di chilometri da Roma e che, come me, era separata.
Nessuno dei due aveva voluto approfondire i motivi delle rispettive separazioni, ma intuii che nel suo caso aveva qualcosa a che fare con l’insoddisfazione sessuale.
Dopo mesi di conversazioni virtuali, finalmente decidemmo di vederci di persona. Ci eravamo scambiati parecchie foto ma, per qualche motivo, non ci eravamo mai visti in videochat. E se dal vivo non ci fossimo piaciuti?
Quando arrivai alla stazione di Bologna ero tesissimo, temevo di rovinare tutto, ma appena la vidi venirmi incontro capii di essermi preoccupato inutilmente.
Di persona era più alta di quanto mi fossi aspettato, con un volto bellissimo incorniciato da lunghi capelli neri. Il corpo era giunonico, dalle forme generose ma perfettamente proporzionate, e il seno, da solo, sarebbe valso un viaggio a piedi senza scarpe da Roma. Una quinta abbondante che stava su sfidando la gravità, punto focale degli sguardi di tutti gli uomini che le passavano accanto.
«Ciao» mi salutò con un delizioso accento milanese, abbracciandomi con forza. «Finalmente ci vediamo. Non ci speravo più, sai?»
«Invece eccomi qui. Sei bellissima.»
«Grazie» rispose lei ridendo, «ma di sicuro lo dici perché la fame ti ha alterato la vista. Ti porto a mangiare in una trattoria che è la fine del mondo.»
Era un ciclone: esuberante, simpatica e con la battuta sempre pronta. Durante il pranzo sostenne lei la maggior parte della conversazione in modo del tutto naturale. Il ristorante si rivelò anche migliore della descrizione che ne aveva fatto mentre raggiungevano il posto. Al momento del caffè mi guardò sorniona e mi disse che al piano di sopra c’erano delle camere e che ne aveva presa una per noi.
Cominciammo a spogliarci ancora prima di raggiungere la stanza, e una volta dentro ci ritrovammo nudi in pochi secondi.
Il seno era spettacolare, sodo nonostante la misura extra, con capezzoli durissimi e scuri che cominciai a succhiare immediatamente.
Federica prese a mugolare e a mordersi le labbra, mentre cercavo di arrivare all’interno umido della sua fica. Era fradicia e le dita scivolarono dentro senza sforzo, strappandole un gemito.
Volevo sentirne l’odore, il sapore, e mi tuffai tra le cosce tornite cominciando a leccare con frenesia.
Federica si dimenava e mugolava senza sosta, stimolata dalla mia lingua.
«Voglio sentire anch’io il tuo sapore» disse ad un tratto. Si girò di 180º e prese in bocca il cazzo quasi per intero, pompando lentamente su e giù e facendo colare rivoli di saliva lungo l’asta dura come il ferro.
Era meglio di quanto avessi mai immaginato. Ma stavo per avere una sorpresa. Federica smise di succhiarmi il cazzo e prese a leccare le palle. Dopo averle prese in bocca una alla volta e averle insalivate per bene si fermò e mi sorrise.
«Mettiti supino» disse, in modo piuttosto perentorio.
Obbedii senza discutere, incuriosito e sorpreso per quell’improvviso cambio di tono. Sentii un brivido corrermi giù per la schiena.
Federica cominciò a leccare partendo dalle spalle per poi scendere fino ai glutei. La lasciai fare, finché sentii la sua lingua carezzare lo sfintere.
«Sai che hai un bel culo?» si complimentò, interrompendo per un attimo il rimming. «Sodo, tondo e liscio. Sembra quello di una donna. È meglio del mio.»
«Smettila» risposi, tra il divertito e l’imbarazzato.
«No che non la smetto. Non mi sono mai piaciuti gli uomini troppo virili, quelli tutti pelosi» affermò passando nuovamente la lingua sullo sfintere, «tu invece sei proprio il mio tipo, senza barba, liscio, magro e un po’ effeminato. Scommetto che se ti infilo un dito dentro ti piace.»
Non finì neanche di dirlo che mi ritrovai con il suo indice infilato nel culo, sensazione tutt’altro che spiacevole.
«Ehi» protestai. «Che fai? Smettila!»
«Ti piace, non negarlo, troia. Ora sentiamo come reagisci con due.»
Al secondo dito non riuscii a trattenermi dal mugolare a mia volta, dandole ragione su tutta la linea.
«Vedi che ti piace, troietta?»
«Oddio, sì, però io…»
«Però cosa, troia? Ne vuoi un altro?»
«Sì» cedetti quasi prima di rendermene conto. Tre dita si fecero strada nel mio culo, strappandomi un grido a metà tra il piacere e il dolore.
«E vedrai che bello quando prenderai il primo cazzo.»
«Io non…»
«L’ho capito dal primo momento in cui ci siamo incontrati in chat che eri una troia» mi interruppe. «Avevi solo bisogno di rendertene conto. Domani faremo venir fuori la zoccola che c’è in te. Andremo a fare shopping, Erika. Minigonne da battona e calze a rete da rizzacazzi. Ti piace il tuo nuovo nome, Erika?»
«Sì» mormorai, mentre Federica mi pompava il culo con forza sempre maggiore procurandomi un’erezione prodigiosa.
Che Dio mi perdoni, mi piaceva da morire, al punto da sporgere in fuori la natiche per andare incontro alla sua mano.
«Erika la troia che si farà inculare da tanti porci pelosi e dotati.»
Immaginai la scena: io a pecora, vestita da puttana, con dietro un bestione grasso, sudato e peloso che mi infilava il suo bastone nodoso nel culo, senza riguardi, tenendomi per la vita mentre Federica guardava compiaciuta, e dopo parecchi minuti di inculata feroce mi riempiva il retto di sborra chiamandomi troia e costringendomi a pulirgli il cazzo con la lingua.
Venni senza neanche toccarmi, impiastricciando le lenzuola, ma Federica continuò a incularmi con le dita come se niente fosse.
«Sì, tutto quello che vuoi» mugolai. «Ma non smettere.»
«Smettere? Ho appena iniziato. Vedrai, ci divertiremo tanto insieme. Diventerai molto più troia di me e faremo impazzire gli uomini. Vorranno scoparci tutti. Ti farò sfondare il culo per bene.»
Quella notte, mentre io e Federica scopavamo con un’intensità che non avevo mai sperimentato prima, Marco morì urlando di piacere ed Erika la troia prese il suo posto. Per sempre.
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